AURE

di Elémire Zolla

Marsilio Editori

 

...coincidenza... simultaneità inspiegabile, elementi che dovrebbero esser separati dal tempo e dallo spazio. (...)

Viene in mente la metafora degli Scolastici: gli angeli, che sono fuori del fiume del tempo, di quando in quando vi immergono un piede. Quando avvengono coincidenze, è come scorgessimo un'orma angelica nel nostro mondo.

Ad esse, come manifestazioni arcane, l’antichità tributava un culto. (...)

Un'aura abbagliante avvolge le simultaneità più complesse.

(...) Plutarco ama soffondere d'un senso d’arcano gli scabri eventi della storia rammentandone i sincronismi.

La storia per gli antichi (...) solleticava anche la interrogazione più ardua: "Come mai certi fatti succedono insieme, sincroni?"

I babilonesi tenevano minuziosi ragguagli degli eventi simultanei, sperando di scoprire, attraverso raggruppamenti fatali le costanti del destino. La storia per loro ed in piccola parte ancora per Livio, è un repertorio di sincronie singolari...

(...) Gli eroi antichi vivono affidandosi alle coincidenze. Ulisse, prima dell'assalto ai Proci, prega Zeus, e quando gli risponde dal limpido cielo un tuono e da un mulino si alza la voce della mugnaia a salutare quel rombo augurandosi la fine dei Proci, egli esulta: si sente sorretto dai segni, non va più a caso ormai, non è più allo sbaraglio.

(...) Oggi non è più come nel mondo antico. A sentir parlare di coincidenze, la gente si scinde in due schiere, separandosi come l'acqua e l'olio. Da un lato coloro che di tali esperienze ne hanno avute e se le tengono ben strette. (...)

Improperi, contumelie si alzano dalla contrapposta schiera, coloro che a sentir parlare di tutto ciò si stizziscono. (...)

Come se la possibilità di veder sprigionare un'aura facesse paura, turbasse un'esistenza ormai paga del suo tedio.

Non è un sentimento da poco l'odio delle coincidenze: proviene dalla paura che coglie quando l'esperienza minacci di mostrarci, nei fatti, che veglia e sonno non sono diversi, hanno uguale realtà. Le coincidenze mutano infatti la veglia in una specie di sogno: questa fu l'esplicita tesi di Schopenhauer...

(...) Alla luce delle coincidenze, la veglia si mostra intessuta da una volontà così intima che la nostra coscienza ordinaria non riesce neanche a scorgerla.

Nel primo dopoguerra un autore tedesco, Wilhelm Von Scholz, dedicò un libro alle coincidenze. (...)

Jung raccolse l'interrogazione e meditò le parole di Von Scholz: "è come se tutto fosse il segno di una coscienza inconoscibile, più grande e più vasta".

(...) Jung, che dietro una contraria apparenza era un filosofo di ferree deduzioni, fece un altro passo avanti; se le coincidenze segnalano un trapasso e riflettono in eventi esterni, singolari e non spiegabili un mutamento interiore, e se questa combinazione di esterno e interno riattiva un simbolo arcaico, si può dedurre che il fenomeno dipende da un archetipo, che entra in gioco soppiantandone altri. (...)

Le coincidenze sono dunque fatti legati fra loro da una certa significatività, ma senza un rapporto di causa ed affetto. Sono sincrone, ma anche esprimono un significato, sono quindi sincronistiche.

Dopo di ciò, Jung scoprì un'ulteriore maglia nella catena delle deduzioni, notando che gli archetipi così simboleggiati si potevano ricondurre a certi numeri : I numeri sacri pitagorici. Forse che gli invasati e i morti che appaiono nei sogni non danno i numeri? (...)

La coincidenza dell'incontro di Jung con il fisico Pauli consentì a entrambi di formulare quest'ulteriore deduzione. (...)

Nel cuore della realtà vigono soltanto coincidenze, sincronismi. Il balenare d'un'aura accompagna le coincidenze che notiamo nella vita ordinaria perché‚ oscuramente si intuisce che attraverso di esse si manifesta la verità più riposta e se ne resta esaltati: il momento appare glorioso.

Jung considerò sincronismi la divinazione e la profezia. (...)

Quando il Buddha si rese conto di queste fatali coincidenze fu una rivelazione per lui capitale sul cammino della perfezione. (...)

Profezia e poesia sono affini: che altro avviene in un poeta se non un costellarsi di coincidenze, per cui un tema evoca un ritmo, un metro, e poi convoca frasi, fa cadere accenti e rime al posto inevitabile? Fa ammirare una poesia ciò che nella vita fa trasecolare alle coincidenze. L'artista è semplicemente un artigiano cui capitano sincronismi sul lavoro. Ma ogni amore, ogni fortunata o eroica impresa evocano sincronismi. Scrivere un racconto o un saggio è bello se la redazione avviene per coincidenze: la battuta colta al mercato risolve un viluppo narrativo, un libro cade per terra e aprendosi mostra la citazione che sigilla una pagina. Una vita, un'opera prive di queste combinazioni scorrono via desolate e spente.

(...) Bizzarro e amabile tesoro di una vita sono le coincidenze: segnano i momenti più impersonali e misteriosi.